Diventeremo tutti vegetariani?
domanda di GG su Conversation Community
Gli insetti sono il cibo del futuro?
Mangiare è un’attività che riguarda da vicino ognuno di noi: ogni giorno per più volte al giorno scegliamo cosa mettere nel nostro piatto.
Come sappiamo, tutte le nostre scelte hanno un impatto ambientale e quello che mangiamo non è esente da tutto ciò. Tra le tante alternative però, ci sono alimenti che incidono maggiormente sull’ambiente.
Il consumo di carne, ad esempio, è tra questi.
L’eccessivo consumo di carne
Negli ultimi 60 anni il consumo di carne è cresciuto molto rapidamente: la quantità di carne prodotta è oggi quasi cinque volte maggiore di quella dei primi anni ’60: siamo passati da 70 milioni di tonnellate a quasi 340 milioni di tonnellate nel 2020. Un tale incremento è dovuto non solo alla crescita della popolazione, ma anche a quella del reddito medio individuale. Ma quali saranno le conseguenze di questo incremento? aumento delle emissioni inquinanti e perdita di biodiversità!
Secondo il WWF circa l’80% del disboscamento della foresta amazzonica è dovuto alla necessità di fare spazio agli allevamenti di bovini. Questa perdita di foreste libera nell’aria migliaia di tonnellate di CO2, e ci priva della possibilità di ri-assorbire l’anidride carbonica presente nell’atmosfera. E non solo, gli impatti si vedono anche dal punto di vista del consumo del suolo: secondo la FAO, gli allevamenti equivalgono al 26% di tutte terre emerse ghiacciai inclusi e il 70% di tutta la superficie dell’Unione Europea è destinata alla produzione di mangime e foraggio per gli animali. In aggiunta, i ruminanti come bovini e ovini producono e rilasciano metano come effetto della digestione e lo stoccaggio del loro letame produce esalazioni di metano e di protossido di azoto. Infatti, l’industria della carne, sempre secondo la FAO, è oggi una delle principali responsabili dell’emissione di gas serra nell’atmosfera, producendo il 14% delle emissioni globali. Senza dimenticare la questione etica: Compassion in World Farming stima in circa 70 miliardi gli animali terrestri allevati ogni anno per l’alimentazione umana, due terzi dei quali condannati ad una vita-non vita negli allevamenti intensivi.
Le possibilità per il futuro
Cosa possiamo fare? La commissione Eat-Lancet suggerisce di ridurre il nostro consumo di manzo del 90% rispetto agli standard attuali, che equivarrebbe a consumare circa una bistecca al mese. Per aiutare il nostro pianeta è suggerito di mangiare più fagioli e legumi, noci e semi. L’ideale, però, sarebbe passare completamente a una dieta vegetariana o, ancora meglio, vegana.
Infatti, diete a base di verdure e legumi hanno un’impronta sul clima significativamente minore. Secondo Nature, entro il 2050 i cambiamenti dietetici e la maggiore propensione alle diete vegetali potrebbero liberare diversi milioni di chilometri quadrati di terra e ridurre le emissioni globali di CO2 fino a 8 miliardi di tonnellate all’anno, che equivalgono circa al 21% delle emissioni odierne. Le diete a base di carne sono responsabili di quasi il doppio delle emissioni di gas serra al giorno rispetto a quelle vegetariane e circa due volte e mezzo rispetto alle vegane. Ad esempio, se un amante della carne è responsabile, ogni anno, di circa 3,3 tonnellate di CO2, un vegetariano è responsabile solo di 1,7 tonnellate, ed un vegano di 1,5. Rinunciare alla carne rossa farebbe, da sola, una grande differenza, riducendo la propria impronta di carbonio a 1,9 tonnellate di CO2.
Nuove alternative sostenibili
Inoltre, bisogna tenere in considerazione che se i trend di crescita della popolazione mondiale dovessero rimanere invariati, entro il 2050 potremmo ritrovarci in 10 miliardi. Considerando che già oggi circa un miliardo di persone soffre di denutrizione e che siamo già in debito con la Terra in quanto a risorse naturali, occorre trovare qualcos’altro da mettere nel piatto. Diventa allora necessario sperimentare generi alimentari “alternativi”, sostenibili, nutrienti e che possano bastare per un gran numero di persone.
Anche qui una valida soluzione è il passaggio a una dieta vegana: Se infatti sono infatti necessari 930 chili di cereali per nutrire – indirettamente – per un anno una persona la cui alimentazione si basa su alimenti di origine animale, ne basterebbero 180 kg per un’alimentazione su base vegetale (Millstone and Lang,The Atlas of Food: Who Eats What, Where and Why, 2003).
Ma esistono anche cibi di origine animale che non hanno lo stesso impatto della carne che siamo abituati a consumare: gli insetti!
Nel mondo li consumano regolarmente già 2 miliardi di persone, e sono almeno 1900 le specie commestibili. Per promuovere in tutto il mondo la diffusione di questo alimento, la FAO ha pubblicato un rapporto sui benefici dell’entomofagia, il consumo alimentare di insetti.
Tra i benefici citati nel rapporto, si sottolinea che la dieta a base di insetti è sostenibile. Infatti, a differenza del bestiame d’allevamento, sono molto efficienti nel convertire in massa edibile il cibo che mangiano: ad esempio, ai grilli servono 2 kg di cibo per produrre 1 kg di carne, e sono commestibili all’80%, mentre ai bovini occorrono in media 10 kg di cibo per produrre la stessa quantità di carne e solo il 40% di essi è commestibile. Inoltre, allevare insetti richiede meno spazio, meno fatica e minori risorse idriche. Senza contare che gli insetti produrrebbero meno gas climalteranti e sarebbero inoltre meno soggetti a infezioni. Infine, non competerebbero con gli esseri umani nel consumo di cibo, perché potrebbero nutrirsi di scarti vegetali che noi non mangiamo.
Quindi cosa mangeremo?
In conclusione, per rispondere alla domanda iniziale, arrivata nell’ambito del progetto Conversation Community, il nostro attuale regime alimentare è insostenibile. Che sia il passaggio a una dieta completamente vegetariana o vegana, l’entomofagia o altre soluzioni come la carne sintetica, un cambiamento è necessario. Per noi e per il nostro pianeta.