Tutte queste aziende che piantano alberi (come la Juve che pianta 200 alberi ogni gol ma ce ne sono anche tante altre) servono davvero a qualcosa o è solo greenwashing?
Domanda di marks su Conversation Community
I doni degli alberi
Partiamo col dire che gli alberi sono fondamentali per la vita sul nostro pianeta. Può sembrare una banalità ma forse non tutti si rendono conto della quantità di funzioni che svolgono: producono ossigeno e assorbono anidride carbonica, contribuiscono alla pulizia dell’aria filtrando le sostanze inquinanti e prevengono l’inquinamento idrico, salvaguardano argini e terreni dall’erosione, nelle città svolgono un’importante funzione di termoregolazione dell’ambiente favorendo il risparmio energetico. Gli alberi sono anche una parte essenziale della catena alimentare e di sostentamento per le specie del nostro pianeta, e un fondamentale presidio di biodiversità con circa l’80% delle specie terrestri ospitate in ambiente forestale e ben 1,6 miliardi di persone che dipendono dalle foreste per la loro sopravvivenza.
Deforestazione e rimboschimento
Eppure, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature, da quando è iniziata l’antropizzazione del mondo abbiamo distrutto quasi la metà degli alberi presenti sulla Terra. E continuiamo ad abbatterne oltre 15 miliardi ogni anno. Perché?
Una delle cause principali è l’espansione delle attività di coltivazione agricola. Lo afferma la FAO nel report “The State of the World’s Forests”, che sottolinea anche come l’attività di espansione agricola riguardi maggiormente la produzione di beni agricoli destinati all’esportazione e non a coprire i fabbisogni locali della popolazione.
Oggi, secondo stime della FAO, le foreste ricoprono complessivamente un’area di circa 4 miliardi di ettari, che corrisponde a circa il 30% della superficie terrestre e il tasso di deforestazione aumenta ogni anno, confermandosi come una delle principali cause del riscaldamento globale, con una produzione di emissioni di gas serra che va dal 12 al 20% delle emissioni totali.
A supporto di attività di rimboschimento sono nate negli ultimi anni iniziative di cittadini, imprese, associazioni e volontari. Tra queste troviamo piattaforme come Treedom e ZeroCo2, ma anche iniziative internazionali come la Billion Tree Campaign, nata con lo scopo di piantare un miliardo di alberi, che è stata rilanciata attraverso un obiettivo ancora più ambizioso: la Trillion Tree Campaign, per piantare un trilione di alberi.
A questo punto la domanda sorge spontanea: quanti alberi dobbiamo piantare per azzerare le emissioni prodotte?
Non si riduce solo a una questione di quantità
Secondo uno studio di fattibilità condotto da Bastin et al., per compensare le emissioni complessive del pianeta per 20 anni, sarebbe necessario piantare alberi per una superficie pari 900 milioni di ettari, un’area equivalente a quella degli Stati Uniti. Ma non è così “semplice”. Questo dato, infatti, non tiene in considerazione la tipologia di alberi da piantumare: i boschi non sono tutti uguali, la quantità di carbonio assorbita dipende dal tipo di albero, dall’ambiente circostante e dalla gestione forestale.
La piantumazione al posto di specie autoctone o in luoghi che non possono accogliere alberi può causare danni ambientali ancora maggiori di quelli che mira a riparare. Infine, è fondamentale il coinvolgimento delle comunità locali, che dovranno prendersene cura nel tempo.
Insomma, non basta semplicemente piantare qualche albero per ripulire il brand (e la coscienza).
Inoltre è bene ricordare che le foreste naturali hanno una maggiore ricchezza di biodiversità rispetto a quelle antropiche.
Per questo la gestione e la salvaguardia delle foreste esistenti è di vitale importanza.
Per quanto piantare alberi resti molto importante, richiede un grande sforzo nel tempo per prendersene cura, con costi che talvolta finiscono per superare quelli di piantumazione.
Anche l’IPCC nel suo report “Climate Change and Land”, afferma che per la lotta alla crisi climatica, la riduzione della deforestazione e la conservazione e la gestione delle risorse forestali sono più efficaci dei rimboschimenti.
Le foreste italiane
In Italia la superficie forestale raggiunge quasi gli 11 milioni di ettari. Oggi il nostro Paese sta andando verso un processo di saturazione, in quanto non ci sono più aree dove rimboschire, e le superfici già esistenti vivono in uno stato di abbandono. Per questo è importante che foreste siano periodicamente soggette a manutenzione, un’azione necessaria per prevenire incendi ed attacchi parassitari.
Per la salvaguardia delle foreste esistenti in Italia sono nate molte iniziative. Tra queste troviamo Forest Sharing, una piattaforma che consente ai proprietari di foreste inutilizzate di entrare gratuitamente in contatto con tecnici forestali. In questo modo, attraverso pratiche di gestione sostenibile, le foreste sono trasformate in beni che generano reddito, come ad esempio prodotti e sottoprodotti legnosi o aree ricreative.
Piantare alberi salverà il mondo?
Per rispondere alla domanda iniziale, quindi, piantare alberi è sicuramente una buona cosa e può essere una soluzione temporanea ma è sbagliato pensare che basterà a salvare il mondo. Dovremmo prima impegnarci a fermare la deforestazione e a salvaguardare e valorizzare le foreste esistenti, facendo un uso corretto dei prodotti e servizi che ci offrono. Ma soprattutto, come sottolineano gli scienziati Erle C. Ellis, Mark Maslin and Simon Lewis, non dobbiamo distogliere l’attenzione dalle cause che stanno determinando il cambiamento climatico: “Piantare alberi rallenterebbe il riscaldamento del pianeta, ma l’unica cosa che potrà salvare noi e le generazioni future da pagare un alto prezzo in termini di denaro, di vite umane e di danni alla natura è una riduzione rapida e significativa delle emissioni di anidride carbonica derivante dall’utilizzo dei combustibili fossili, che devono essere portate a emissioni nette zero entro il 2050”.
Ma cosa intendiamo per emissioni nette zero?
Quando si parla di “emissioni zero” spesso si tende a pensare che significhi smettere di produrre completamente emissioni di gas serra. Ma questo non è possibile. Quello che si può fare è ridurre il più possibile le emissioni e compensare quelle residue rimuovendole dall’atmosfera, portando così in pari il bilancio tra emissioni positive e negative. Cioè a emissioni nette zero!
In particolare ci sono due tecnologie che consentono di rimuovere la CO2 dall’atmosfera in modo più o meno permanente: tramite la biomassa (fotosintesi), e da qui le varie iniziative di rimboschimento, o chimicamente (tramite filtri dell’aria o legandosi a minerali). Nessuna delle due, tuttavia, rappresenta un’alternativa alla necessaria riduzione delle emissioni di CO2.