Che cosa accomuna rinoceronti, uccelli guardiani, e imprese che si scambiano materia, energia e competenze? Il concetto di simbiosi. Nel primo caso si tratta di simbiosi naturale: gli uccelli guardiani puliscono il dorso dei rinoceronti dai parassiti e in cambio hanno cibo facile assicurato, i parassiti appunto. Nel secondo caso di parla di Simbiosi Industriale (SI) concetto formalizzato ufficialmente nel 2000 da Marian Ruth Chertow che la definisce come un processo che coinvolge industrie tradizionalmente separate in un approccio collettivo, in cui avviene uno scambio fisico di materiali, energia, acqua, e/o sottoprodotti. Caratteristiche della simbiosi industriale sono la collaborazione e le possibilità sinergiche offerte dalla vicinanza geografica, dove i prodotti di scarto e i sottoprodotti di un’azienda o di un’attività industriale possono diventare materie prime per un’altra azienda o per un altro processo produttivo.
L’EU ha classificato la SI come approccio utile al perseguimento degli obiettivi di economia circolare a partire dai primi documenti “Towards a circular economy: A zero waste programme for Europe”e “Closing the loop-An EU action plan for the Circular Economy(2015)”, fino all’ultimo Piano di azione per l’economia circolare (2020). Infatti, è un approccio che promuove l’innovazione aziendale facilitando il raggruppamento di attività, evita che i sottoprodotti diventino rifiuti e contemporaneamente, facilita la creazione di un mercato di sottoprodotti.
I fattori chiavi della Simbiosi industriale
Come abbiamo detto i fattori chiave della SI sono la collaborazione tra attori e le possibilità sinergiche offerte dalla prossimità geografica. Ma quali sono le modalità per condividere le risorse tra stakeholders? Innanzitutto lo scambio di sottoprodotti/rifiuti, ovvero l’uso di materiali tradizionalmente scartati o rifiuti, come sostituti di materie prime o prodotti commerciali. Gli scambi di sottoprodotti possono migliorare l’efficienza delle risorse di un’azienda sfruttando il valore economico intrinseco dei rifiuti. Secondo, è importante condividere le infrastrutture e i servizi come ad esempio i sistemi di fornitura di acqua, energia o calore o impianti di trattamento delle acque reflue; in questo modo le imprese si assumono congiuntamente la responsabilità di fornire servizi o infrastrutture di pubblica utilità, come sistemi di approvvigionamento idrico, energetico o termico, o impianti di trattamento delle acque reflue, compito generalmente svolto dalle autorità municipali o società specializzate. Infine, la condivisione di servizi accessori e servizi non direttamente correlati al core business di un’azienda; ad esempio la soppressione degli incendi, la sicurezza, la pulizia, la ristorazione, la gestione dei rifiuti.
Benefici e difficoltà
I benefici della simbiosi industriale possono essere molteplici. Dal punto di vista economico processi di SI concorrono all’aumento del fatturato aziendale, alla riduzione dei costi (approvvigionamento, produzione, gestione rifiuti, trasporto) e accesso a sistemi fiscali più vantaggiosi.
A livello ambientale si ha: riduzione dell’impiego di materiali, energia ed acqua di origine vergine, riduzione della produzione dei rifiuti, riduzione delle emissioni di CO2. Inoltre, in alcuni casi si assiste anche alla creazione di nuovi posti di lavoro in azienda, il miglioramento delle condizioni di lavoro a seguito della messa a disposizione fruizione di infrastrutture condivise, un aumento della cooperazione e della fiducia, il miglioramento delle competenze e del know-how e un minor rischio relativo alla salute.
Allo stesso tempo si può incorrere in alcune difficoltà quali: l’ individuazione ex-ante di costi e benefici; inadeguatezza o carenza di tecnologie; i costi di investimento e/o trasformazione iniziali; la difficoltà nel reperire finanziamenti; skills e know how insufficienti. Inoltre, possono esserci limiti dovuti alla distanza geografica: costi di trasporto elevati e stili di produzione dispersi; mancanza di partner adatti; bassa conoscenza degli attori sulle pratiche e i benefici della simbiosi industriale; assenza di fiducia tra gli attori e di cooperazione a livello di filiera; mancanza di supporto a livello governativo; mancanza di incentivi fiscali; mancanza di regolamentazione obbligatoria; scarso investimento nella ricerca; e infine, qualità dei rifiuti molto variabile.
Un processo win-win
La simbiosi industriale, ricapitolando, come ha illustrato Marco Frey dell’Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, durante il webinar “La Simbiosi Industriale come motore per lo sviluppo dell’Economia Circolare”, se superate le barriere, produce benefici economici per le imprese, permette una mappatura completa dei flussi di materiali per garantire l’approvvigionamento e la necessaria diversificazione delle risorse e prevede una fiducia reciproca e i principi condivisi. Le competenze e capacità richieste per l’instaurazione di una simbiosi industriale tra potenziali attori potrebbero essere fornite da un soggetto terzo che può svolgere un ruolo chiave nel facilitare e promuovere la simbiosi industriale. Si tratta di un approccio win- win, approccio alla base dei fondamenti e dei principi dell’innovativo modello economico dell’economia circolare. Un’espressione che indica il reciproco vantaggio e la presenza di soli vincitori in una data situazione che hanno dunque la percezione di aver raggiunto gli obiettivi inizialmente prefissati.
A questo proposito, la Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa propone alle aziende un percorso di supporto strategico per favorire lo sviluppo di ecosistemi innovativi di economia circolare in grado di beneficiare di strategie di simbiosi industriale; ha elaborato il progetto Sigma- Simbiosi Industriale per la Gestione circolare dei MAteriali e ha promosso il bando “economia circolare innovazione delle filiere di economia circolare in lombardia 2021” .