Un terzo di tutti i prodotti alimentari a livello mondiale viene perso o sprecato ogni anno lungo l’intera filiera. Stiamo parlando di circa 1,3 milioni di tonnellate edibili per un valore di 2.600 miliardi di dollari, secondo le stime della Fao.
Per questo è sempre più urgente una “lotta” allo spreco alimentare che tenga conto anche della necessità di salvaguardare le risorse idriche, ittiche e forestali e del suolo; si tratta, infatti, di un problema non “solo” di cibo, ma di tutto il processo produttivo. Una priorità globale, inserita anche tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che prevede, entro il 2030, “di dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto” (obiettivo 12.3).
Un dato interessante è che, restringendo il discorso allo spreco pre-consumo, il livello massimo si attesta al 40% per quanto riguarda i sistemi agroindustriali, mentre per le filiere corte, biologiche e locali non supera il 5% (Ispra).
Le possibili strategie di resilienza per contrastare lo spreco alimentare sono molteplici: assegnare maggior valore sociale ed economico al cibo; favorire una produzione e un accesso equi al cibo, evitare eccessi commerciali e spettacolari. I fabbisogni totali e le eccedenze vanno ridotti, la produzione ecologica e autosufficiente va sostenuta e aumentata, invertendo il consumo di suolo agricolo/naturale, sostenendo reti alimentari alternative, aggregando comunità resilienti, riducendo i prodotti animali, iper-processati, grassi insalubri, sali, zuccheri, contenendo i legami con i sistemi finanziari e il commercio internazionale, favorendo esempi di bioeconomia (quasi) circolare che evitino il cosiddetto ‘paradosso di Jevons’ (simultanei aumenti di efficienza e di risorse totali consumate).
LO SPRECO ALIMENTARE IN ITALIA
Ad oggi, l’Italia si trova al settimo posto all’interno del Food Sustainability Index, l’indice che analizza la sostenibilità alimentare secondo tre “pilastri”: nutrizione, agricoltura sostenibile e spreco alimentare.
Guardando nel dettaglio ai dati italiani, secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’, sia i consumatori che la grande distribuzione sono sempre più attenti allo spreco di cibo, fenomeno che vale ogni anno più di 15 miliardi di euro, ovvero lo 0,88% del Pil.
Più di un italiano su due, si legge nel report, ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari adottando strategie che vanno dal ritorno in cucina degli avanzi ad una maggiore attenzione alla data di scadenza, fino alla spesa a chilometro zero dal campo alla tavola con prodotti freschi che durano di più.
Una tendenza confermata anche da un’indagine di Altroconsumo sottolinea come il 56% degli italiani ritenga che potrebbe ridurre i propri sprechi alimentari se ci fossero più opportunità di comprare alimenti sfusi e che la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” andrebbe cambiata per fare chiarezza, dato che i prodotti possono essere consumati in sicurezza anche oltre la data indicata.
L’app Mercato Circolare raccoglie alcune delle realtà più interessanti che si impegnano per la risoluzione di questo problema. Eccone alcune:
LE ASSOCIAZIONI
Disco Soupe Firenze, una zuppa contro lo spreco, ad esempio, nasce nel 2017 grazie alle associazioni SenzaSpreco e dis.forme, prendendo ispirazione dal movimento internazionale che nasce invece a Parigi nel 2012, sempre con l’intento di sensibilizzare le persone alla problematica dello spreco alimentare.
Il progetto Disco Soupe, infatti, invita chiunque a organizzare riunioni collettive in cui si cucina solo ed esclusivamente con frutta e verdura di scarto, ossia con quei prodotti che non si comprano o non si vendono perché non esteticamente perfetti anche se qualitativamente buoni, in un’atmosfera di festa dove la musica è protagonista. Ogni volta il processo è simile; vengono raccolti gli alimenti invenduti e donati dai negozianti dell’area attorno all’evento (verdura, frutta e pane).
Insieme ai partecipanti viene scelto il menù, vengono cucinate le diverse ricette e viene allestito il pranzo, offerto gratuitamente a tutti gli avventori. Il progetto Disco Soupe, ad oggi, si è diffuso in venticinque paesi (tra cui l’Italia) in ben quattro continenti (Africa, America, Europa e Asia), in particolare grazie alla rete Slow Food Youth Network, voluta appunto da Slow Food.
Per scoprire quando sarà organizzata la prossima Disco Soupe Firenze basta seguire le pagine facebook SenzaSpreco e dis.forme o iscriversi al gruppo facebook DiscoSoupeFirenze.
L’associazione Recup, invece, è nata a Milano nel 2016, e combatte lo spreco alimentare e l’esclusione sociale, recuperando il cibo invenduto nei mercati rionali della città e mettendolo a disposizione delle persone che ne hanno bisogno.
Nata dal desiderio di Rebecca, che ha deciso di importare a Milano questa buona pratica, scoperta dopo aver vissuto per un periodo in Francia, si compone di una ventina di volontari presenti in sette mercati della città. A fine mercato recupera il cibo dai commercianti che liberamente decidono di donare i prodotti che altrimenti scarterebbero, li raggruppa in un punto di ritrovo all’interno dello stesso mercato, suddividendo i prodotti buoni da quelli effettivamente non più commestibili e li mette a disposizione gratuitamente per le persone.
E poi c’è il progetto fa bene nato a Torino nel 2013 da un’idea dell’Associazione Plug insieme alla Cooperativa Liberi Tutti con l’obiettivo di raccogliere le eccedenze alimentari invendute e le donazioni spontanee degli acquirenti all’interno dei mercati rionali e di gestirne la redistribuzione a famiglie in difficoltà economica, in cambio di azioni di “restituzione” nella comunità locale .
LE APP
Sul fronte digitale troviamo, invece, l’app MyFoody, nata a Milano nel 2015 per abbattere gli sprechi causati dall’eccedenza nella distribuzione. L’app raccoglie le segnalazioni dei supermercati che propongono a prezzi scontati i prodotti vicino alla data di scadenza o con difetti di nella confezione, tutti generi alimentari perfettamente commestibili che rischierebbero di finire in discarica.
Grazie a MyFoody, invece, possono essere acquistati dai consumatori e dagli esercizi commerciali oppure ritirati gratuitamente dagli enti non profit, perché donati.
Attualmente fanno parte della rete di MyFoody i supermercati di UniCoop Tirreno, Unes, U2 e Lidl.
Grande diffusione negli ultimi anni sta avendo anche Toogoodtogo, app che consente di individuare nella propria zona bar, ristoranti, supermercati e attività commerciali alimentari che promuovono beni e prodotti in scadenza o in eccedenza.
Attraverso l’app ristoratori e commercianti di prodotti freschi possono proporre ogni giorno delle Magic Box con una selezione a sorpresa di prodotti e piatti freschi, rimasti invenduti a fine giornata e che non possono essere rimessi in vendita il giorno successivo. Ciascun commerciante ha la possibilità di indicare ogni giorno la quantità di Magic Box disponibili a seconda di quanto invenduto.
I consumatori possono trovare i locali aderenti ed acquistare pasti a prezzi minimi, tra i 2 e i 6 euro. Per ritirarla basta recarsi al negozio nella fascia oraria specificata.
Le attività aderenti a questa iniziativa sono oltre 6.500, dislocate in tutta Italia, fra panettieri, alimentari, ristoranti, pasticcerie e supermercati.
ToGoodToGo organizza anche numerose iniziative, come “Save The Panettone”, attiva per tutto il mese di gennaio e fino al 3 febbraio. L’iniziativa permette agli utenti dell’app di trovare delle Magic Box speciali di pasticcerie, gastronomie, supermercati contenenti gli ultimi prodotti natalizi che necessitano di essere salvati.
Altre realtà le puoi trovare sull’app Mercato Circolare con il tag lotta allo spreco. E se ne conosci una che ancora non è censita segnalacela a info@mercatocircolare.it